Giacomo Leopardi | La ricerca dello straordinario nell’ordinario della nostra vita.

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10 maggio 2021

                                                                    “L’uomo è un embrione di infinito. Un qui in cerca di un oltre.”                                                                                                   Alessandro D’avenia, L’arte di essere fragili.
Cosa ci insegna il poeta del romanticismo italiano dell’ottocento? Che lezione possiamo trarre dalla straordinarietà della sua poesia nell’ordinarietà della sua breve e sacrificata vita?
In questo laboratorio parleremo di come ricordarci di “vivere”, anche in azienda, dove siamo fin troppo concentrati sul funzionare, tra metriche e obiettivi a breve termine. Siamo agenti di ottimizzazione, di efficienza e produttività e ci dimentichiamo spesso di esaltare la nostra umanità, il nostro vero sé, le nostre passioni autentiche e le nostre migliori attitudini. In una parola, la nostra “bellezza”.
Può il poeta del “pessimismo” infonderci positività e gioia, voglia di vivere e di lavorare?
Ebbene sì, perché se è vero che Leopardi passa dall’incanto giovanile al disincanto della maturità, la sua arte è quella del canto, della poesia come affermazione della vita e della estenuante ricerca di quei “momenti privilegiati” di estasi e rapimento, quegli attimi di eternità in cui improvvisamente tutto si fa chiaro.
Perché la poesia di Giacomo Leopardi ci insegna a guardare la realtà con occhi sempre nuovi, profondi e leggeri allo stesso tempo. A celebrare il bello e non solo l’utile. A mantenere vivo il nostro lato umano. A sentire la pienezza del vivere nelle cose di tutti i giorni. Una pienezza prima di tutto di senso che, una volta acquisita, ci fa sentire più coinvolti, avvezzi allo sforzo e al sacrificio, più aperti al confronto e alle relazioni, consentendoci di raggiungere i migliori risultati nel contesto in cui operiamo.
La poesia di Leopardi ci aiuta a cercare la luce anche nel grigiore di certe nostre giornate lavorative. Perché anche al lavoro possiamo essere romantici e vivere con intensità le nostre esperienze. Possiamo emozionarci e sentirci vivi. Possiamo essere Persone, più grandi del nostro stesso lavoro, creatori di significato per noi stessi e per gli altri.
Durante il laboratorio, seguendo la vita e aiutati dai versi del poeta di Recanati, andremo a scovare il meglio di ciò che già esiste in noi e a esaltare i nostri “momenti privilegiati”, in modo da trovarne sempre di più in futuro e immaginare “interminati spazi al di là della siepe”, parafrasando la sua poesia più nota.
Uno slancio vitale verso il futuro dunque, da intraprendere all’interno della propria organizzazione con una rinnovata capacità di pensare e agire creativamente.

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Davide Dabbicco

Classe 1976, nasco a Bari e rientro all’ovile dopo una formazione che mi porta a laurearmi con lode al DAMS di Bologna, a specializzarmi all’Accademia di Comunicazione di Milano in Marketing e Comunicazione d’Impresa, oltre a fare qualche significativa esperienza all’estero. Con un trascorso da pubblicitario e con svariate ore e attività di docenza alle spalle, oggi sono consulente in benessere organizzativo e positive change trainer presso aziende e organizzazioni, in cui mi impegno a dare il mio contributo per renderle dei posti migliori in cui lavorare. Più che un coach mi definisce uno “scotch”, dato che provo a tenervi attaccati alla sedia per tutta la durata dei miei interventi. Certo, ogni tanto vi stacco, per farvi fare utili e divertenti attività di gruppo. Poi vi riattacco. E in questo gioco di stacca/attacca forse sarebbe più opportuno definirmi un “post-it”. Appassionato ed esperto di psicologia positiva applicata ai comportamenti e ai cambiamenti organizzativi, in cui mi specializzo con Ronald Fry, sono autore del corso “Pensiero divertente ed energia positiva per le organizzazioni” e del libro “Sbalzi d’Umorismo”, pubblicato da Les Flaneurs edizioni. Marito e papà, traggo ispirazione dagli insegnamenti della Fede Bahá’í. Prendo la vita con leggerezza, “che la leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”, per dirla alla Calvino.Image[/cs_content_seo]