Tutti i nostri futuri possibili

Il gran finale de i14 – Soft Skill Labs non poteva regalarci incontro più bello e azzeccato di questo “Governare l’incertezza”.

Dopo l’esperienza in outdoor dell’anno scorso con “La grande bellezza”, quest’anno Davide Tambone, Master Certified Coach, si è voluto ripetere tenendo il suo lab all’aperto per una lunga e intensa prima parte in cui ha messo in crisi le nostre convinzioni più radicate, per poi accompagnarci verso i nostri futuri possibili in un finale altrettanto vibrante.

Davide parte con un bellissimo aforisma: “Quando cambio idea, cambio il mio futuro”.

Perché se cambio idea, cambio anche la mia personale percezione del mondo. Di conseguenza cambio anche i miei comportamenti. E a quel punto si aprono delle “sliding doors” inaspettate. Il futuro dunque non segue una linea retta e progressiva ma segue più linee possibili, più binari che si intersecano, con tanti scambi potenziali che abbiamo l’opportunità di cogliere al volo.

Purtroppo però le nostre convinzioni, le nostre idee più consolidate nel tempo, i nostri pregiudizi, cui facciamo riferimento per comodità e pigrizia, ci limitano: sono la gabbia che ci impedisce di costruire nuove e più entusiasmanti possibilità.

Ma perché è così difficile aggiornare le nostre convinzioni?

Le risposte arrivano dai presenti: “Perché le nostre convinzioni ci semplificano la vita”; “Perché c’è bisogno di molta energia e impegno per poterle aggiornare”; “Perché abbiamo paura del cambiamento”.

In effetti, con le modalità e i ritmi di lavoro che abbiamo oggi, è difficile, quasi impossibile, cambiare i nostri modelli mentali. È un po’ come se guardassimo alle cose del mondo attraverso un tubo, come in effetti abbiamo sperimentato durante l’incontro: noi con le nostre convinzioni riusciamo a vedere solo una piccola porzione di realtà, solo una minima parte del nostro “problema”.

Eccole alcune delle convinzioni famose che Davide Tambone ha ricordato, che sono state poi clamorosamente smentite dai fatti:

“Il cinema è poco più di una moda temporanea”, Charlie Chaplin

“Non c’è alcuna possibilità di sviluppare energia atomica”, Albert Einstein

“Io penso che ci sia un mercato mondiale per circa 5 computer”, Thomas Watson, presidente IBM

Qual è la convinzione su cui si regge la vostra attività?

A questa domanda provocatoria siamo stati poi chiamati a rispondere, con l’intento di svuotarci dalle nostre convinzioni più radicate, in modo da riuscire poi a metterci dentro qualcos’altro, a lasciare spazio a qualcosa di nuovo.

Divisi in gruppi e con l’ausilio di un quadrante-sfida alle nostre convinzioni, abbiamo “giocato” a distruggercele a vicenda, provando ad argomentare e spiegare il come mai una idea convinta di ciascuno di noi, potrebbe non essere più valida in un immediato futuro. L’obiettivo era chiaramente quello di mettere in dubbio tutte le convinzioni che abbiamo. Perché la convinzione è un tappo a una miriade di altre possibilità.

Ed una volta stappata la bottiglia, eravamo pronti a comprendere come il nostro mindset deve passare dalla previsione del futuro all’anticipazione dei futuri possibili.

Sono così tante le variabili in gioco, sia su di noi come individui che sulla realtà fuori di noi, che le stesse si intrecceranno in una maniera tale da rendere il futuro stesso incerto, imprevedibile e, in quanto tale, dalle svariate possibilità.

E noi possiamo esprimere una preferenza verso uno dei nostri futuri possibili. Senza eccessivo attaccamento, ma con questa opzione che ci permetterà di condurci nella direzione desiderata.

Ed è così che il nostro tubo attraverso cui guardavamo il mondo in maniera ridotta, si allarga, fino ad assomigliare a un imbuto, ampliando così la nostra visione.

Nell’ottica di anticipazione del futuro, abbiamo allargato i nostri punti di vista e immaginato più futuri possibili, creando le condizioni per essere pronti nel modo migliore ad andare incontro a ciascuno di questi futuri, per andare oltre i binari in cui ci sembra incanalata la nostra vita.

Come i cerchi creati dal lancio di un sasso in uno stagno, così abbiamo creato diversi cerchi di conseguenze possibili attorno ad eventi accaduti. Ciascun gruppo ha scelto il proprio evento, si è consultato, esercitandosi a valutare le possibili conseguenze ed ha relazionato davanti a tutti i presenti il risultato del proprio lavoro di visione dei possibili scenari futuri. Era la “Ruota del futuro”, una nuova metodologia “futurista” che i partecipanti si portano a casa e che potranno riutilizzare in autonomia. Un esercizio di “stretching mentale” e di analisi degli scenari possibili a livello Sociale, Tecnologico, Economico, Ambientale e Politico, secondo l’acronimo STEEP: lavorando sulle anticipazioni, possiamo prepararci e dunque lasciarci aperte diverse possibilità.

Ma come fare a scegliere, tra i tanti futuri, un futuro possibile per noi verso cui incamminarci?

Davide Tambone si esprime in questi termini: pur avendo tutta la conoscenza in uno smartphone, oggi il mondo va così velocemente che basare le nostre scelte sulla conoscenza, non basta. I nostri antenati si affidavano alle loro intuizioni per progredire e con pochi elementi a disposizione, con tutta la loro saggezza, “univano i puntini” per trarre delle conclusioni, lanciandosi con coraggio verso la scoperta dell’ignoto. Non come avviene oggi, dove l’iper specializzazione e l’illusione di governare l’incertezza con i numeri, spesso porta all’eccessiva attesa, alla stasi, all’inazione.

La conclusione del nostro incontro è davvero potente: per esercitare questa nostra scelta, per poter accogliere un futuro possibile, proviamo a farlo attraverso l’arte.

Perché la nostra parte creativa può trascendere la conoscenza e usare l’intuito. Come abbiamo fatto nella camminata tra le opere d’arte del finale, dove ognuno di noi si è fermato su un dipinto, una fotografia o una poesia, sentendosi chiamato dalla bellezza e ascoltando ciò che l’opera stessa voleva dirgli.

Abbandoniamoci dunque all’incertezza, perché l’incertezza è la madre del progresso. Perché l’incertezza contiene in sé molteplici possibilità.

La benedizione sciamanica con il “Saluto universale”, condotto da Alessandra Strafile, ha chiuso questa seconda edizione de i14 – Soft Skill Labs.

Davide Dabbicco