Il filo rosso delle nostre relazioni

Tutti i partecipanti in piedi, connessi tra loro dalla trama di un gomitolo. Questa è l’immagine rappresentativa dell’incontro di oggi. Dovremmo ricordarcelo sempre che c’è un filo rosso che ci lega agli altri, che parte dal nostro sentire emozionale e che può empaticamente unirci al sentire altrui.

Dobbiamo imparare ad ascoltarci per portare i doni più preziosi di noi agli altri. Questa è la base delle relazioni virtuose per Tania Petriccione, Coach Umanista come ama definirsi, che ci ha condotti per tre ore e mezza attraverso una rete di stimoli, ispirazioni e riflessioni legate al senso e alla natura dei nostri legami.

Perché noi abbiamo bisogno delle relazioni, non possiamo vivere senza. Ma molto spesso entriamo in queste relazioni – o arriviamo a viverle – in maniera sbagliata: nel rapporto con l’altro, che sia il partner, un amico, un collega, il capo o un collaboratore, possiamo trovarci in una condizione di dipendenza e passività, dove siamo noi la vittima; oppure in una condizione di indipendenza, in cui al contrario siamo noi a schiacciare l’altro con aggressività e senza provare a entrare in sintonia. E poi c’è la terza via, quella dell’interdipendenza, in cui invece il rapporto è paritetico, la comunicazione diviene assertiva e i punti di vista diversi si incontrano creando una visione condivisa.

Solo allora l’Io si afferma nel Noi: quando vede il Tu davanti, dandogli spazio. Integrità, amore, autenticità, gentilezza, prevalgono. Un Noi, dove l’“Io” non rinuncia a se stesso, alle sue ragioni, ai suoi sentimenti e dove il “Tu” si sente accettato incondizionatamente e senza giudizio, sia nelle sue luci che nelle sue ombre.

In una relazione proficua e sana di interdipendenza, “l’amore crea noi senza distruggere me”.

Non ho bisogno nella relazione con te di definire i miei limiti e i miei confini, non c’è niente da cui difendersi, mi piace entrare nelle relazioni per dare e per ricevere nuove ricchezze dal contatto con l’altro.  

Perché l’obiettivo di ogni relazione è crescere insieme.

Dovremmo ricordarcelo sempre di non mancare nella relazione con l’altro, di voler esserci, di partecipare. Purtroppo i contesti odierni inducono alla separazione. Ma per Confucio siamo tutti in relazione: come dentro, fuori. Ovvero, se sto bene con me stesso, compirò azioni consapevoli che creeranno relazioni benefiche e che avranno un impatto positivo nel mondo circostante.

Tania, che è un fiume in piena di amore, divertimento e coinvolgimento, ci invita ad allargare la nostra visione, a non rinchiuderci nella prigione dei nostri sentimenti e dei nostri pensieri. Lo stesso Einstein diceva che “il nostro compito deve essere quello di liberarci da questa prigione ampliando il nostro cerchio di empatia, così da abbracciare tutte le creature viventi e l’intera natura nella sua bellezza”.

Perché noi siamo ogni cosa e ogni cosa è in noi, ci ricorda anche un video in cui Benigni legge Dante. Siamo interconnessi e la separazione dal resto è una illusione, un nostro costrutto.

Ispirati da questi concetti, abbiamo provato questa “interconnessione con tutte le cose”, attraverso un esercizio di scrittura creativa checi ha messo in contatto con la nostra parte meno razionale e giudicante, quella più fluida e intima. Ma soprattutto ci ha messo in connessione con tutto il resto. Un flusso di coscienza, senza punteggiatura, lasciando emergere le nostre sensazioni e intuizioni profonde: “Se nella mia vita, ogni giorno della mia vita, mi sentissi in connessione con tutto…” Questa la traccia.

Ogni relazione è insostituibile.

L’altro ci permette di conoscere delle parti di noi che non avremmo mai potuto conoscere senza l’altro. Una perdita, un lutto, una separazione ci fa star male perché non perdiamo solo l’altro ma quella parte di noi che si esprimeva attraverso l’altro.

Diamoci nelle relazioni, in maniera autentica.

Ciò che porta a relazioni non appaganti non sta nella relazione in sé o soltanto nelle mancanze dell’altro ma riguarda principalmente il nostro modo di stare in questa relazione e la maniera in cui nutriamo noi stessi. L’amore che diamo agli altri lo attingiamo prima di tutto da noi stessi: riempiamoci d’amore per star bene e fare stare bene anche gli altri.

Possiamo riconnetterci con noi stessi e con gli altri attraverso la cura di sé, il perdono, la capacità di celebrare le nostre qualità e doni personali.

E quali sono queste nostre potenzialità? Le abbiamo scoperte attraverso un test di psicologia positiva: 24 tratti salienti del nostro carattere racchiuse sotto l’ombrello di sei differenti virtù: Saggezza, Giustizia, Coraggio, Temperanza, Umanità, Trascendenza.

Se coltiviamo queste virtù e potenzialità e cerchiamo di utilizzarle in maniera intenzionale al lavoro e nella vita privata, arriviamo ad essere più felici, con noi stessi e nelle nostre relazioni, donando il meglio di noi agli altri. Dunque curiamo il nostro giardino interiore, per poter contribuire al miglioramento del mondo a partire dai nostri piccoli atti di gentilezza che influenzano gli altri e i contesti in cui operiamo.

Davide Dabbicco