Ridipingere un quadro migliore

Dagli attaccamenti alle virtù.

Un vero e proprio viaggio di scoperta e consapevolezza di sé quello intrapreso con Laura Conte, psicologa, trainer e psicoterapeuta del benessere che ai Soft Skill Labs ci ha portato a guardare a noi stessi e alle nostre esperienze con nuovi occhi.

Un percorso che è partito dalla definizione e riflessione individuale sul concetto di “non attaccamento”, che ha trovato una manifestazione concreta nella rappresentazione pittorica dei disagi di ognuno, a tinte cupe, a volte disperate. Ma attraverso il disegno, siamo appunto riusciti ad osservare con distacco ai nostri attaccamenti, sperimentando cosa significa farsi osservatori della propria vita.

Nello specifico, ha spiegato Laura Conte, l’attaccamento ha a che fare con il concetto di passione.

Di base, passione è un termine neutro, energia allo stato puro: un torrente impetuoso che scorre dentro di noi e che, se ben incanalata e finalizzata a un desiderio di realizzazione di sé, allora è utile, positiva. Spesso però succede che le passioni divengono distruttive, ci travolgono. E questo avviene quando le stesse vanno a colmare un bisogno interiore, un nostro “dolore dell’anima”, diventando dunque attaccamento.

L’attaccamento è pericoloso poiché ci priva della libertà di esprimerci e riduce le possibilità di sviluppare appieno noi stessi, anche come leader, imbrigliandoci in schemi mentali che non ci permettono di guardare oltre.

Lo sforzo da compiere, consiste nel passare dal cammello al leone di Nietzche, nelle metamorfosi di Zarathustra: mentre il cammello obbediente si fa caricare e trasportare in maniera passiva, il leone si fa consapevole della propria forza e attraverso la virtù del coraggio ambisce alla propria libertà.

L’esercizio della virtù è una scelta. 

Possiamo essere in balia di qualsiasi evento ma abbiamo sempre la possibilità di scegliere l’energia positiva, la vita, nonostante tutto.

Attraverso l’uso consapevole e intenzionale delle nostre virtù, riusciamo ad “attraversare la palude”, distaccandoci dai nostri attaccamenti. Nel trovare un perfetto accordo tra mente, cuore e viscere, “plachiamo” le nostre passioni e ritroviamo una sensazione di pace. Ed anche il fisico ne giova, risplende, trova la sua energia positiva.

Certo la ricerca delle virtù è un allenamento continuo, duro e faticoso ma compensa gli eccessi delle nostre emozioni negative.

Per coltivare le virtù si parte dall’accettazione di quello che si è: “per me va bene così”. Il cambiamento inizia quando accetto lo stato presente. Solo allora posso disporre di energie per sostenerlo, per dirla alla Arnold Baisser.

Le virtù, che siano di pensiero o di sentimento, devono essere vissute, non restare nel mondo delle idee o prese come un mero comportamento morale. Devono diventare esperienze, vanno sentite, assaporate, coltivate e fatte crescere dentro di noi. Per stare meglio, vivere meglio e più a lungo.

In quest’ottica, la dimensione spirituale delle virtù sta nel cogliere tutto ciò che ci fa sentire più leggeri. Ed eccoci arrivati al momento chiave del viaggio, al passaggio concreto dalle passioni alle virtù, con la rivalutazione dei nostri attaccamenti, visti ora con una luce nuova e ridipinti a tinte forti, variopinte, allegre, energizzanti. I nostri disegni cupi, le nostre pennellate tormentate dell’inizio, si sono colorate di virtù. Attraverso la libera espressione artistica i partecipanti hanno compreso parecchio di sé e trovato risposte credibili per ridisegnare la propria storia personale.

Il finale, tutto da vivere: una danza di gruppo, senza regole o giudizi, per esprimere l’amorevolezza e la gentilezza nei confronti degli altri, cui è seguita la condivisione di tutto ciò che ci saremmo portati a casa da questa giornata, oltre a tutto ciò che ciascuno di noi avrebbe voluto lasciare di sé agli altri.

Davide Dabbicco